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 Luis Buñuel

 



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Luis Buñuel

Luis Banuel

Il cinema di Luis Buñuel (1900 - 1983) è poetico, originale, iconoclasta, simbolico e intelligente, si appella alle emozioni artistiche dello spettatore e si esprime in amore, tristezza e humour. Tra il 1928 e il 1977 girò all'incirca trenta pellicole. Luis Buñuel Portolés, nasce a Calanda (Teruel) il 22 febbraio del 1900. dopo i primi studi presso la scuola Gesuita si trasferisce a Madridnel 1917 per iniziare gli studi universitari, per laurearsi nel 1924 in Lettere e Filosofia. Gli amici del periodo sono Federico García Lorca e Salvador Dalí che furono poi molto importanti nella sua produzione, almeno nei primi anni. È di questo periodo l'interesse per l'Ultraismo e il Creazionismo e l'incontro con i più grandi letterati dell'epoca; conoscenze che lo porteranno a pubblicare racconti e poesie utilizzati successivamente come base nella produzione cinematografica.

 

Un anno dopo aver conseguito la laurea si trasferisce a Parigi per entrare, nel 1926, nella Académie du Cinema de París. L'anno chiave dell'inizio della produzione cinematografica di Buñuel è il 1928, quando, insieme all'amico Dalí girò Un chien andalou, il cui copione fu scritto in meno di una settimana a partire dai sogni dei due amici, sviluppati in una serie disconnessa di eventi irrazionali e irrilevanti. In questo modo vollero creare un'opera nella quale nessuna scena avesse alcun tipo di spiegazione razionale, psicologica o culturale.

 

 

Una seconda occasione di collaborazione avviene nel 1930 con L'Âge d'or, che a causa dei contenuti venne proibita per lungo tempo e duramente criticata. Tra il 1932 e il 1947, Buñuel non si occupa più di cinema in qualità di regista, ma si limita a lavorare come sceneggiatore, produttore e doppiatore. La svolta avviene nel 1946 con il suo trasferimento in Messico, paese del quale adotterà la cittadinanza nel 1949: nei trentasei anni successivi di permanenza firmerà la metà delle sue opere.  Il 29 luglio 1983, Luis Buñuel muore a Città del Messico, all'età di 83 anni.

 

La produzione

I temi delle pellicole per i quali verrà criticato durante tutto il corso della sua vita dal Vaticano e dalla Chiesa in generale sono l'irrazionalità resa attraverso azzardati simbolismi e sogni misti a realtà, l'erotismo, il sesso e tutta la repressione attorno ad esso, la prostituzione, l'infedeltà, i deliri paranoici, i crimini come l'omicidio e la violenza e i dettagli morbosi e feticisti.

 

Il linguaggio è profondamente trasgressivo e per certi versi incomprensibile; avvenimenti e personaggi sono eternamente in conflitto con le norme sociali a cui sono assoggettati.

 

Per capire il cinema di Buñuel è necessario capire tutte le tempeste sociali culturali e politiche del XX secolo attraversate dalla vita e dalle sue opere. Egli infatti seguì una linea artistica dettata anche dalla sua condizione di esilio volontario e in permanente mobilità, che gli permisero tuttavia di assimilare nelle sue opere le caratteristiche culturali dei diversi momenti e luoghi nei quali visse e lavorò, come ad esempio la tradizione nera della cultura spagnola, la Madrid dell'ultraismo, l'euforia e la vitalità della Residencia de Estudiantes dell'università a Madrid, il surrealismo francese, gli influssi indigeni e popolare della cultura messicana: tutti attraversati dal prisma del cinema.

 

In particolare per quanto riguarda il surrealismo, il suo è un desiderio di abbattimento e negazione delle forme di costrizione e condizionamento dell'uomo sociale e di ricerca della libertà individuale e dello spirito, e la sua arte è la manifestazione di questa libertà, costituendo così uno scandalo per i benpensanti. Inoltre nella sua opera è ricorrente la satira di gusto anarchico e surreale della società borghese e dei suoi valori.

 

Un chien andalou – Un perro andaluz

 

È il primo film di Buñuel ed ha avuto uno dei processi di produzione più originali ed irripetibili della storia del cinema. Lo stesso Buñuel dichiarò che “la película nació como confluencia de dos sueños”, ossia che il film nacque dall'unione di due sogni: uno dello stesso regista e l'altro dell'amico Salvador Dalí con il quale aveva passato alcuni giorni. I due entusiasti delle immagini scaturite dai sogni e affascinati dall'idea di scrivere un copione da quelle immagini si misero a lavorare, e in meno di una settimana il film, della durata di appena diciassette minuti, era scritto. Lavorarono prendendo in considerazione ogni idea che gli passava per la mente, con l'unica regola di scartare tutte le immagini che potessero dare luogo a una spiegazione logica, razionale o culturale.

 

In breve, questa la trama del film. In una notte chiara, un uomo taglia l'occhio di una giovane donna mentre una nuvola passa davanti alla luna. Otto anni dopo, un ciclista ha un incidente per strada, la stessa giovani di cui otto anni prima lo soccorre e lo bacia. In una stanza, il ciclista molesta la giovane ma viene distratto da un incidente che avviene in strada. Un personaggio androgino gioca con una mano umana e viene investito, nel frattempo il ciclista continua a molestare la giovane. Appare un altro uomo che cerca di punire il ciclista fino a quando egli gli spara. Alla fine la giovane riesce ad uscire di casa e va al mare, dove si incontra con un altro uomo. In primavera, poi, i busti della giovane e del suo uomo appaiono interrati nella sabbia, divorati dagli insetti.

 

Tra l'altro gli stessi registi parteciparono come attori: Buñuel nei panni dell'uomo che taglia un occhio di donna con una lama affilata, e Dalì interpretando uno dei seminaristi legati al pianoforte che compaiono nella stanza della giovane.

Ancora oggi, a quasi ottant'anni di distanza, la visione di questo film suscita scalpore. Addirittura David Bowie, nel 1976 proiettò il film durante il tour di Station to Station facendo credere ai suoi fans che era opera di un regista punk dell'epoca. Senza dubbio, da questo punto di vista Buñuel era un punk degli anni '20.

 

Irene Capizzi


 

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