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Il romanico spagnolo, dall'inconfondibile segno moresco, lo apprezziamo in tutto il suo splendore nella Moschea Grande di Cordoba e nell'Alhambra di Granada, entrambe site nel Sud della Spagna, nella regione andalusa.

 

Mi soffermo sull'Alhambra perché l'ho visitata personalmente e ne sono rimasta a dir poco conquistata. E' un grande complesso palaziale con cortili, fontane e giardini meravigliosi. Il nome, di origine araba, significa “la rossa” perché il suo nome per intero era “la fortezza rossa”. Il nome veniva dal colore rosato delle mura che circondavano l'Alhambra. Era una vera città fortificata a sé, mentre la vicina città di Granada era dotata di un altro sistema difensivo, con mura di cinta separate: l'Alhambra era perciò totalmente autonoma.

 

 

All'interno c'era di tutto: scuole, botteghe, moschee. Nel XIII secolo (1238) fu invasa da Muhammad Ibn Nasr, anche conosciuto come Nazar il Rosso, che occupò il Palazzo del Gallo del Vento; la popolazione di Granada lo salutò al grido di: “Benvenuto al vincitore per la grazia di Dio”, ma egli rispose: “Non v'è altro vincitore se non Dio”. Questo è il motto della dinastia nasride che da lui prende nome; è scritto dappertutto nell'Alhambra.

L'apice della decorazione del palazzo risale al 1300, quando Yusuf I e Muhammed V lo fecero abbellire in stile granadino, tra eleganza, preziosità e maestria tecnica degli esecutori.

Quando Granada fu presa dai re cattolici nel 1492 (l'anno della scoperta dell'America!), l'Alhambra diventò il palazzo reale dei re di Castiglia, loro dimora, e si salvò così dalla distruzione patita invece da tanti altri monumenti islamici per la vendetta e la damnatio memoriae volute dalla Chiesa e da buona parte della nobiltà, quindi dai re.

 

Quando si parla invece di architettura “mozarabica”, cioè in stile arabeggiante, si intende lo stile che interessò in epoca proto-medievale la parte settentrionale della penisola iberica: i mori erano abbastanza tolleranti nei confronti dei cristiani che vivevano nei territori in loro possesso, ma dettavano legge sullo stile e sulla destinazione degli edifici che questi potevano costruire. Tipici dell'architettura mozarabica furono, ancora, gli archi a ferro di cavallo e le nuove cupole “a melone” con costoloni: l'esempio più notevole e grandioso di questo stile è sicuramente la chiesa di San Miguel de Escalada, vicino Leòn, che fu fondata nel 913 da monaci scappati da Cordova.

 

Per quanto riguarda invece l'architettura prettamente “romanica”, cioè più in linea con lo stile europeo dell'XI-XII secolo, anch'essa interessò più che altro il nord della Spagna, poiché il Sud rimase occupato dagli arabi fino al ‘400.

In Catalogna si avvertì una certa influenza italiana, ma altrove la maggiore fonte di ispirazione fu sicuramente la Francia. Ma veniamo agli esempi concreti. Non posso non citare la suggestiva cattedrale di Santiago de Compostela, una delle principali mete di pellegrinaggio durante il Medioevo e tuttora molto frequentata dal turismo religioso e non solo. La sua costruzione cominciò nel 1078: doveva sostituire un edificio che fu distrutto dai mori nel 997; fu consacrata nel 1211, venendo successivamente più volte modificata (la facciata occidentale fu costruita solo nel ‘700).

La cattedrale è dotata di un ambulacro orientale che consente di spostarsi agevolmente all'interno della gigantesca costruzione e di alcune cappelle che custodiscono le sacre reliquie dell'apostolo San Giacomo, Santiago, appunto, venerato come campione del cristianesimo per l'instancabile opera di conversione dei pagani di Spagna e per il tentativo di cacciare i mori dalla penisola. Fu proprio questa faticosa Reconquista a dare per secoli un'impronta indelebile al fervore nazionale verso la religione cattolica.

 

Non ho ancora fatto cenno alla scultura, disciplina molto praticata in Spagna in epoca romanica. Uno degli esempi più interessanti è il monastero di Santo Domingo de Silos (VII secolo), vicino a Burgos, altra importante meta di pellegrinaggi perché vi sono conservate le reliquie di quel santo. Il porticato del monastero, su due piani, è ornato da una meravigliosa serie di capitelli intagliati che rivelano una notevole maestria dei lavoratori che li realizzarono ed un'indubbia influenza francese, con una buone dose delle solite, immancabili suggestioni islamiche. La maggior parte degli esperti ne colloca l'opera intorno al 1100.

 

E la pittura?

Bisogna sicuramente menzionare i manoscritti mozarabici del IX-X secolo se si vuole parlare dei primi veri prodotti artistici pittorici dell'epoca.

Le decorazioni di questi manoscritti consistono in forme semplificate, appiattite, dai colori forti, vivaci. L'influenza islamica è evidente. Questi prodotti artistici sono unici per l'epoca. Se invece parliamo di pittura murale, la Spagna, in particolare la Catalogna, produsse moltissimi esempi, ad un livello paragonabile sia per abbondanza che per qualità stilistica a quello italiano nello stesso periodo. Nel Museo di arte catalana di Barcellona, ad esempio, sono conservati molti esempi di pitture murali dell'epoca staccate dalla loro sede originaria. Alcune, bellissime, vengono da S. Clemente di Tahull, chiesa consacrata nel 1123, e sono tra le più energiche, forti, intense pitture dell'arte romanica, in particolare la rappresentazione del “Cristo in Maestà” staccata dalla cupola della chiesa sopra citata.


Laura Panarese


 

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